Cinque donne che hanno cambiato il mondo
0 (0)

Cinque donne che hanno cambiato il mondo

Siamo donne e ho pensato di stilare una lista di cinque donne che hanno cambiato il mondo, donne straordinarie a cui il genere umano deve molto, uomini compresi. Te le presento.

Le donne in passato non potevano votare, non potevano scegliere chi sposare, non potevano lavorare, se non dentro le mura di casa, non potevano realizzarsi e non potevano nemmeno andare a scuola o imparare a leggere e scrivere.

Eppure, le donne del passato sono state in grado di inventare, creare, dar vita ad opere che hanno cambiato il mondo. Ho deciso di inserire questo post nella rubrica Motivazione del giorno.

Per quale motivo?

È molto semplice. Sono donne che in tempi difficilissimi, ben peggiori dei nostri, in cui tutto era contro di loro, hanno saputo emergere. Hanno inseguito e raggiunto i loro sogni, lasciando un inestimabile patrimonio ai posteri. Meritano la nostra ammirazione e posso rappresentare un punto di riferimento, un incentivo per tutte noi che a volte ci sentiamo spezzate, sopraffatte, e con la voglia di mollare tutto.

No!

mai arrendersi e queste donne dimostrano che ce la si può fare. Te ne presento cinque davvero straordinarie.

Ada Lovelace

È nata a Londra nel dicembre del 1815. Suo padre era il famoso Lord Byron che tutte conosciamo, almeno per sentito dire. La mamma Anne Isabella, chiamata da tutti Annabella, un’ereditiera appassionata di scienze e matematica. Ada Lovelace è l’unica figlia legittima di Lord Byron.

Quando Ada aveva soltanto un anno i suoi genitori, che litigavano di continuo, si separarono e lei andò a vivere con la madre, che tentava di darle un’educazione rigida per non farla diventare una poetessa sognatrice come il padre.

La ragazzina però aveva una fervida fantasia e annotava le sue idee in un libro (libro delle idee). Ada visse durante il periodo della rivoluzione industriale, periodo in cui ogni giorni venivano inventate nuove macchine. Un giorno sua madre la condusse a vedere una fabbrica di tessuti e le spiegò il funzionamento di un telaio e delle schede perforate (che servono per fare in modo che la macchina esegua disegni prestabiliti).

Grazie alla sua partecipazione a feste eleganti il 5 giugno 1833 conobbe Charles Babbage che aveva inventato una macchina per fare i conti che lui chiamò macchina analitica. Divennero amici, tanto da scambiarsi moltissime lettere in cui parlavano di cose interessanti e insieme perfezionarono la macchina analitica, che Ada chiamava calcolatrice (vi ricorda qualcosa?)

Ada però andò oltre e iniziò a ipotizzare che potessero inventare una macchina che fosse in grado di fare altre cose, come ad esempio suonare. Inventò quello che chiamò “linguaggio di programmazione” che è un linguaggio che utilizza algoritmi e che viene utilizzato nelle macchine. Creò sistemi di schede perforate per far eseguire alle macchine qualsiasi cosa e/o calcolo.

È stata lei a creare il primo algoritmo della storia (Facebook, Instagram, si basano su algoritmi). Ada iniziò ad essere chiamata “l’incantatrice dei numeri”. È stata Ada a inventare il linguaggio con cui si danno istruzioni alle macchine. La NASA ha chiamato dato il suo nome a un linguaggio di programmazione ancora in uso.

Nel 2009 è stata istituita una giornata in suo onore. Cade ogni secondo martedì del mese di ottobre. È la giornata mondiale a lei dedicata.

Ada Lovelace non si è MAI arresa alle circostanze dei suoi tempi.

Virginia Wolf

È nata a Kensington, un quartiere di Londra, bel 1882 e come ho raccontato all’inizio non poté mai andare a scuola. Ai suoi tempi le femmine non andavano a scuola. Alcune avevano la fortuna di poter frequentare delle scuole per ragazze, ma erano davvero poi. Lei, di salute piuttosto cagionevole, non poté mai.

Suo padre, uno storico, aveva una fornitissima biblioteca e fu grazie a a quella che Virginia imparò tutto ciò che sapeva. Poi prima morì sua padre, i seguito suo padre e lei fu mandata a riprendersi a casa di una zia in campagna, dove passò un periodo felice.

In seguito tornò a vivere con i fratelli a Bloomsbury, un quartiere di Londra e qui iniziò a scrivere. Grazie a suo fratello Thoby, che organizzò a casa loro “le serate del giovedì” conobbe scrittori, pittori, intellettuali. Per fortuna questi personaggi credevano che le donne dovessero avere gli stessi diritti degli uomini.

Fu durante una di quelle serate che conobbe Leonard Wolf, che sposò (il cognome con cui è conosciuta è in realtà il cognome del marito).

Pubblicò il suo primo romanzo, La crociera, che ebbe un discreto successo. Poi accadde che lei e Leonard trovarono una piccola macchina da stampa manuale e la comprarono per stampare il loro libri. Il primo che stamparono conteneva due racconti, uno di Virginia e uno di Leonard e uscì edito dalla Hogarth Press, quella che era a tutti gli effetti la loro casa editrice.

In seguito ne comprarono una più grande per poter pubblicare anche altri autori che ritenevano meritevoli. Divennero editori.

Virginia, però, nonostante fosse una scrittrice conosciuta, essendo donna non poteva entrare nelle biblioteche universitarie per consultare i libri (era permesso solamente agli uomini).

Il suo primo successo fu La signora Dalloway in cui parla di una donna, della sua vita, dei suoi pensieri. Il suo più grande successo fu Una stanza tutta per sé in cui sostiene che le donne sono in tutto e per tutto uguali agli uomini. Fu molto attaccata per questo, ma non se ne curò.

È stata un esempio per tutte le donne dell’epoca e non solo per loro. Virginia è considerata la prima scrittrice femminista della storia.

Eleanor Roosevelt

Ecco un’altra donna che ha cambiato totalmente le sorti del mondo. Eleanor Roosevelt nacque l’11 ottobre 1884. Suo zio era il presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt.

A segnare la sua vita fu una visita che fece con il padre il Giorno del Ringraziamento, ad un orfanatrofio. Lì, Eleanor si rese conto delle ingiustizie di cui era pieno il mondo e decise che doveva fare qualcosa per cambiare le cose.

Purtroppo quando aveva otto anni sua madre morì e due anni dopo anche suo padre. Per sua fortuna incontrò Marie Souvestre, insegnante delle scuole che frequentava, che la spronò a credere in se stessa.

Finì di studiare e iniziò a impegnare il suo tempo aiutando le persone più bisognose nei quartieri popolari di New York. A diciannove anni scrisse una lettera ai politici del suo tempo nella quale chiedeva uguaglianza e parità di diritti per tutti e orari di lavoro più umani (anche i bambini lavoravano in fabbrica fino a quattordici ore al giorno!).

Sua nonna, invece, era più concentrata sul trovarle un marito, motivo per cui Eleanor partecipava ad una infinità di balli. Ad uno questi, una sera, incontrò Franklin Delano Roosevelt, un lontano cugino, di cui da tempo non aveva notizie.

Ben presto si sposarono, si iscrissero al Partito Democratico (condividevano le stesse idee e lui sognava di diventare Presidente per combattere contro le ingiustizie).

Per farla breve nel 1932 Franklin vinse le elezioni e divenne il nuovo presidente degli Stati Uniti e Eleanor la Fisrt Lady. E da quel momento in poi non smise mai di parlare di pace, di giustizia, di equità. Sosteneva che i neri dovessero avere gli stessi diritti dei bianchi e che il razzismo fosse un grandissimo problema. Fu eletta rappresentante del suo paese all’ONU e venne in seguito eletta presidente della Commissione dei Diritti Umani all’ONU.

Cosa dobbiamo a Eleanor Roosevelt, tra le tante cose? La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che si impegnò a far approvare dopo aver collaborato alla sua stesura.  Questa dichiarazione è conosciuta e applicata in tutto il mondo. E dove non è applicata dovrebbe esserlo.

Qui trovi altre informazioni su Eleanor Roosevelt e la Dichiarazione Universale, e puoi anche leggere i TUOI DIRITTI.

Florence Nightingale

Anche di lei hai sentito sicuramente parlare, la prima infermiera della storia. I suoi genitori erano inglesi in giro per il mondo e lei nacque il 12 maggio 1820 a Firenze (da qui il nome Florence, Firenze in inglese). Da piccola giocava con le bambole e le aggiustava, se ne prendeva cura proprio come se fosse un’infermiera.

Una volta cresciuta andò a Londra a far visita ad alcuni zii e, durante un giro in barca sul Tamigi si rese conto della povertà che regnava nella città. Moltissime persone vivevano in spazi piccoli e soprattutto malsani.

Tornata a casa dia genitori, nell’Hampshire, ne parlò con la madre che iniziò a condurre lei e la sorella Parthenope (nata a Napoli) riunioni di beneficienza. Iniziò a dedicarsi alle persone, prestava loro cure e soccorso. E iniziò a visitare ospedali pubblici, rendendosi conto di quanto fossero sporchi e poco funzionanti. Il personale a quell’epoca non si lavava nemmeno le mani prima di disinfettare una ferita o di occuparsi di un paziente.

La sporcizia regnava sovrana e Florence non riusciva a tollerarlo, così fece i bagagli e andò in Germania, dove sapeva vi fosse un ospedale che era molto attento all’igiene. Lì, imparò tutto ciò che c’era da sapere per poter essere una brava infermiera.

Mise per iscritto tutto ciò che imparò affinché altri potessero diventare brave infermiere e assistenti medici come lei.

Qualche anno dopo, a Londra, le proposero di diventare direttore di un ospedale per sole donne e ovviamente accettò. Qui si dedicò alla formazione delle infermiere.

Nel 1853 andò  fare l’infermiera all’ospedale militare inglese di Scutari, durante la guerra in Crimea. Durante le notti girava di letto in letto con una lampada a petrolio. Fu lì che iniziarono a chiamarla “la signora della Lampada”.

Famosa ormai in tutta Europa fece ritorno in Inghilterra e fu accolta come un’eroina. In suo onore vennero fatte raccolte di denaro con le quali aprì la Nightinghale Training School, prima scuola per infermieri specializzati del mondo.

Marie Curie

È nata nel 1867 a Varsavia, i suoi genitori erano insegnanti, grazie a questo lei e i suoi quattro fratelli hanno potuto studiare e imparare: matematica, scienze, geografia e non solo. Ricevette una medaglia, alla fine del liceo, come miglior studente, ma quando provò a iscriversi all’università della sua città le dissero che non ammetteva le ragazze.

I suoi genitori non avevano denaro a sufficienza per permetterle di studiare all’estero, così lei e la sorella Bronia, continuarono a studiare in segreto presso una signora mentre lavoravano per mettere da parte il denaro per lasciare la Polonia e andare a studiare alla Sorbona, a Parigi.

Passarono sei lunghi anni, ma alla fine ci riuscì. La prima ad andare a Parigi fu Bronia, sua sorella maggiore, a cui Marie pagò gli studi. Una volta terminati, Bronia, fece in modo di restituire il favore alla sorella.

Marie Sklodowska arrivò a Parigi, iniziò a studiare, si guadagnò i voti migliori della facoltà di fisica. Nonostante questo, dato che era una donna, non le diedero l’opportunità di rimanere all’università come ricercatrice di laboratorio. a risolvere la situazione fu un suo amico che le presentò Pierre Curie (la conosciamo infatti con il nome del marito).

Iniziarono a collaborare, si innamorarono e si sposarono. Ottennero un laboratorio dove poterono iniziare a fare esperimenti. Marie era molto curiosa e quando sentì parlare dei raggi Becquerel decise di studiarli. Nel 1896 Henri Becquerel aveva scoperto che l’uranio emette raggi che brillano nel buio e senza che nessuno faccia niente. Insomma, era un fatto naturale.

Marie iniziò a sperimentare e giunse alla conclusione che gli elementi che brillavano emettevano energia di per se stessi e inventò la parola radioattivi.

Scoprì diversi materiali con questa caratteristica, il primo lo chiamò polonio, in onore della sua nazione, il secondo, radio.

E purtroppo, dato che era una donna, non poté presentare le sue scoperte in pubblico. Fu un suo vecchio professore a presentarle per lei. In seguito, nel 1903, il premio Nobel per la fisica fu assegnato a Henri Becquerel e a Pierre Curie, suo marito. Lui si infuriò tantissimo perché Marie ne era stata esclusa, tanto che poi alla fine le assegnarono il premio e lei divenne la prima donna al mondo ad averne mai ricevuto uno.

La loro vita ebbe una svolta. La Sorbona offrì a Pierre una cattedra e assegnarono loro un laboratorio dove proseguire con le loro ricerche. Purtroppo però nel 1906 Pierre fu investito da una carrozza e morì lasciandola sola con le sue due figlie.

Riuscì ad ottenere un ruolo da docente alla Sorbona (fu anche in questo la prima donna) e continuò i suoi esperimenti che nel 1911 le valsero il secondo premio Nobel.

Cosa dobbiamo a questa donna che ha lottato tutta la vita?

I raggi X che vengono utilizzati con alcuni elementi radioattivi per fare le radiografie. Sì, hai capito bene: Marie Curie inventò e progettò le macchine a raggi X per vedere le ferite interne al copro umano, così da poterle curare.

Progetto anche delle piccole ambulanze che servivano sul fronte (erano i tempi della Prima Guerra Mondiale) per curare i soldati feriti. Venivano chiamate “le piccole Curie”. Marie fu tra le prime donne a prendere la patente in Francia.

Se vuoi vedere il film lo trovi su Google Play.

Per concludere

Queste donne hanno affrontato mille difficoltà, in tempi davvero molto molto peggio dei nostri. Hanno saputo tenere alta la testa e superare traversie per realizzare i propri sogni. Dovrebbero rappresentare per tutti un esempio da seguire. Per raggiungere i propri obiettivi non bisogna mai mollare.

Leggi anche Donne ricche e famose.

 

Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 0 Media: 0]

Scopri di più da Mondodonne

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Rispondi

Post Raccomandati